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Villa Da Porto

31 luglio 2014 Commenti disabilitati su In depth |The first dance of Montorso at Villa Da Porto Views: 2421 In depth

In depth |The first dance of Montorso at Villa Da Porto

A Villa Da Porto di Montorso è andata in scena una passione tutta al femminile. Tra fantasmagoriche figure, desideri e turbamenti post-rock, testimonianze video di come eravamo e come siamo. Tre coreografe, tre spettacoli, tre temperature estetiche, emozionali e concettuali molto diverse ma tra loro armoniche e complementari. Un discorso costruito sulla necessità di danzare per condividere e trasmettere a tutti l’amore per la danza.

Villa Da Porto“E passando la mezza notte, e il fine del festeggiare venendo, il ballo del torchio o del cappello […] s’incominciò […] [e] giunto Romeo Montecchi […] al manco lato della donna […] e la bella sua mano in mano presa, disse a lui quasi subito la giovane: […] benedetto il vostro venire qui appo me perciocché voi almanco questa stanca mano calda mi terrete”.

Così scriveva nel 1564 il letterato vicentino Luigi da Porto nella sua storia in prosa di Romeo e Giulietta che ispirò la famosa tragedia shakespeariana. A distanza di quasi cinque secoli, il riverbero di quella passione e di quella fatale prima danza scalda ancora gli spazi disabitati della Villa dove lo scrittore visse a lungo e dove probabilmente immaginò la scena del leggendario incontro tra i due innamorati.

Nel salone da ballo della Villa, oggi spoglio, si sono mescolati nel corso dei secoli bisbigli e chiacchiere, promesse e balli, nobili e popolani. L’ampio salone è introdotto da una lunga scalinata monumentale e collegato alla loggia esterna da altre sale. Proprio questi spazi sono stati eletti a palcoscenico per le performance di Tiziana Bolfe, Silvia Gribaudi, Chiara Frigo. Filo rosso l’amore per la danza e per il Territorio, inteso non solo come luogo fisico ma anche come tessuto di relazioni.

Villa Da PortoAd aprire questa suggestiva sera d’estate sono le Tre Grazie moltiplicate di Tiziana Bolfe che, con il suo lavoro Le coltri stanche, omaggia i bozzetti del Canova ma, soprattutto, il Femminile, restituendogli quella sensualità morbida e ineffabile che poco ha a che fare con lo stereotipo algido e immobile consegnatoci dalle letture neoclassiciste. Nell’imbrunire la loggia esterna della Villa è accesa di grazia da giovani danzatrici, che intrecciano braccia con braccia, stringono colonne e affacciano schiene, colli e profili. Poi la scena si sposta, e con lei il pubblico, che segue la musica e approccia la scalinata. Sui gradini ricompaiono le danzatrici. Di età diverse, le loro figure sono vestite in abiti lunghi dai colori cangianti e tinte pastello, che ben si intonano a quelle rosa e perlate della facciata esterna. Sono Ninfe, Muse, divinità messianiche, figure angeliche, adolescenti e donne. Di schiena diventano icastiche ed eleganti vestali. Quando avanzano, invece, rivolte verso il pubblico fino a sfiorarlo, tornano umane, umanissime, di pelle e respiri, per poi allontanarsi e scomparire dentro la Villa, inghiottite dal buio, come il frutto effimero di una fugace visione.

La salita della gradinata e l’ingresso del pubblico nella sala da ballo segna il raccordo tra questo lavoro poetico e pensato, con il successivo, firmato dalla coreografa Silvia Gribaudi insieme a Matteo Maffesanti e Davide Pachera. Prima danza è il titolo della performance. Con l’amore per la naturalezza del gesto e dello stare che da sempre contraddistingue i lavori della coreografa, signore, bambine e adolescenti di Montorso camminano nella sala da ballo e se ne appropriano: con lo sguardo, con il movimento fatto di corse improvvise, cambi di direzione, di ritmo, soste e fermate. Poi, sulla parete nuda della sala da ballo viene proiettato il video realizzato da Matteo Maffesanti e Davide Pachera. Una memoria visuale delle giornate di residenza che gli artisti hanno trascorso insieme agli abitanti di Montorso, esplorando insieme a loro ricordi privati e collettivi legati alla prima danza. Si ride e si scherza, si chiacchiera con nostalgia di tempi andati, di quando andare a ballare il lento era così trasgressivo che il prete sdegnato lo aveva proibito. Si ascoltano le testimonianze di abitanti immigrati, che raccontano come la danza nel loro paese d’origine fosse per gli schiavi una forma di resistenza gioiosa. E poi si parla dei giovani di oggi, che vanno in discoteca e non li si capisce. Insomma, un toccante e sincero ritratto non solo di “come eravamo” e “come siamo” ma anche di come forse vorremmo diventare.

ballroom-montorsoSulla scia della risata commossa suscitata dal video documentario si innesta il lavoro serrato e preciso di Chiara Frigo e dei giovani interpreti di Takeya. Restando sempre seduti sulla sedia, disegnano ansie, disperazioni, emozioni, sogni e visioni attraverso piccoli veloci movimenti. Come in uno sbatter di ciglia le loro dita inanellano l’aria, le loro mani si flettono e si rincorrono in preghiere frettolose, salgono in esclamazioni insieme alle braccia, si piegano costringendo le schiene a chinarsi, le spalle a cadere e subito a rialzarsi veloci, puntuali e sincroni come la musica esige, costretti in movimenti che sono come strappi, come scosse elettriche di millesimale, collettiva solitudine.

Con Ballroom invece l’atmosfera romantica ed emozionata del primo ballo si spande nella sala. I giovani performer invitano alcune persone del pubblico a sedersi accanto a loro, a coppie di due. Sulle note di Sunday Morning di Lou Reed iniziano sussurri e chiacchiericci tra le coppie, che intuiamo a tratti: “come ti chiami?”, “qual è stato il tuo primo amore?”. In un’atmosfera sospesa tra “Il tempo delle mele” e il più recente rito dello “speed dating” assistiamo a una danza tra generazioni, a un recupero di memorie condivise e ora perdute di buone abitudini, quando la danza era un modo per ridere, amare, stare con gli altri. Quando la vita era un’immensa sala da ballo.

Villa da Porto, Montorso – 25 Luglio 2014

 

Danze in Villa

News Architecture-Le coltri stanche di Tiziana Bolfe Briaschi

Prima danza di Silvia Gribaudi, Matteo Maffesanti, Davide Pachera

Takeya (2008) di Chiara Frigo

Ballroom di Chiara Frigo

Promosso da Comune di Montorso e Operaestate Festival Veneto

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