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VIBES#4 di Jesus de Vega: la sfida del labirinto...

27 agosto 2021 Commenti disabilitati su Miss Lala, l’incantatrice di storie Views: 1448 Senza categoria

Miss Lala, l’incantatrice di storie

Miss Lala al Circo Fernando 

Come le rare creature che vivono al confine tra la realtà e il mondo incantato, Miss Lala fa il suo viaggio di ritorno per noi. Per darci un’occasione. Troviamo delle foto che raccontano episodi, reperti di arte e di lavoro, il prisma della memoria con i suoi riflessi d’argento dentro al quale veniamo accolti. Ascoltiamo, immersi nella luce che quei personaggi, quegli spettacoli, quei viaggi proiettano su di noi, improvvisamente partecipi dei segreti della creazione di un cosmo irripetibile. Perché, in qualche modo, sentiamo che c’è un tocco divino che collega quelle foto, una trama che il racconto può rivelare solo in parte, il resto dobbiamo farlo da soli con quello che resta del nostro bagaglio di sensibilità e d’innocenza. Allora, vedendoci così smarriti, d’improvviso commossi perfino nel riso, Miss Lala ci viene incontro con la sua danza, apre un ultimo sipario oltre il quale possiamo sentire il palpito di quei ricordi, l’intreccio della vita che li ha percorsi, infine l’omaggio dei morti ai vivi. Così, nel caleidoscopio di una memoria rianimata, lei ci ripresenta a noi, rinnovati, capaci forse di ridare un senso anche ai nostri ricordi, di vederne il filo magico che li lega e di stupirci di poterlo fare. Era questo il pretesto, parlarci di lei, del suo sodalizio con Pina Bausch, ma era solo il primo passo, perché le creature del suo stampo sanno inventare trucchi, stratagemmi per distrarci da noi con l’unico scopo di restituirci a noi stessi nella dimensione dilatata del bisogno che ci lega gli uni agli altri.
Riccardo de Torrebruna

 

Edgar Degas – Miss Lala al Circo Fernando – National Gallery, London

La magia di Miss Lala

L’immersione in un mondo che non è il nostro avviene per abbandono. Abbandonando le resistenze fisiche e di pensiero. A volte basta un battito di ciglia. Chiudi gli occhi, li riapri e sei in un altro luogo, popolato di genti, voci, suoni, colori. La meraviglia sta proprio lì, tra i racconti, gli sguardi, i sorrisi, le lacrime e i silenzi delle sue genti. E allora com’è bello sedersi e rimanere ad ascoltare. Lasciarsi abbracciare dal visibile e dall’invisibile, farsi prendere per mano dal serio e dal bizzarro, sorridere dello stesso riso, piangere le stesse lacrime. Sentire che si è insieme, nel magico racconto dell’altro. Credere e avere fiducia in quella magia immanente senza trucchi, che riverbera sui racconti che ognuno custodisce dentro di sé. Miss Lala è questa magia. È il disvelarsi di interi mondi. È la bellezza dell’oralità. È la bellezza dell’ascolto. È la bellezza della danza. È la bellezza del femminile. È la bellezza della vita imperfetta, temporanea e incompiuta. È la bellezza dell’insolito. È la bellezza della sorellanza, e di ciò che chiamiamo famiglia.

Dietro ogni foto una storia, che vorresti non finisse mai

Lo chapiteau di Miss Lala è una dimora calda e accogliente, che attraverso la danza delle parole e del corpo si tinge di colori vivi e vitali, penetranti e arricchenti.
Marigia Maggipinto ci aspetta sulla soglia: è una visione, una fonte di luce e di passione. Una lunga veste di raso rosso la riveste fino ai piedi, scoprendole prima una e poi l’altra spalla, da dove spicca il viola liturgico della sottoveste. L’incarnato caldo, mediterraneo emerge con tutto il suo lucore. I lunghi cappelli castani, raccolti in una coda bassa dietro la nuca lasciano scoperti gli occhi grintosi, e le labbra rosse, che disegnano un sorriso gentile di benvenuto.
Ci sediamo su dei cuscini disposti a terra, a semicerchio. Siamo solo in cinque: un piccolo coro seduto attorno a un tavolo imbandito di foto e di scritti. L’occhio corre a frugare tra le immagini sparse senza un ordine precostituito, tra un accavallarsi di tempo, luoghi e persone. Siamo in attesa, curiosi. Marigia ci invita a scegliere un foto o uno scritto, perché dietro ad ognuno si cela una storia, un mondo: di umanità, di emozioni, di esperienze, di racconti, di visioni, di sogni e di speranze, di incontri e di addii. Un mondo che è un viaggio meraviglioso nella memoria, del corpo e del pensiero, nella vita di Marigia, e nella storia della danza; una suite ora vivace e allegra, ora delicata e solenne; un giardino verde e rigoglioso, dove accomodarsi e lasciarsi abbracciare, prendere per mano, farsi sorride e commuovere; una “mille e una notte” che vorresti non finisse mai: sta solo a noi coglierne la magia.

Il foyer del Teatro al Castello Tito Gobbi allestito per la performance ( foto abcdance)

“Questo progetto è nato perché io e Marigia ci siamo conosciute, e siamo diventate amiche” mi racconta Chiara Frigo, seduta sui gradini del Foyer del Teatro al Castello Tito Gobbi che ha ospitato la performance durante BMotion Danza. I nostri occhi brillano ancora dell’emozione che abbiamo appena vissuto, una commozione profonda, un sentire comune che riesce ancora a rompere il flusso delle nostre voci.
“Tutto quello che vedi e senti è Marigia. Lei è questo, è così! Con Marigia la cena è un buon rosso, pasta e racconti, poi aperitivi e racconti, camminate in montagna e racconti”.
Marigia, che le siede accanto, sorride e annuisce divertita: “è la mia natura – dice – sono pugliese!”.
“Ad un certo punto – continua Chiara – tornavo a casa e incominciavo a scrivere per non dimenticare, perché era un privilegio poter ascoltare i suoi racconti. Finché mi sono chiesta ma perché devo sentirli solo io? Ho pensato che sarebbe stato bello far accedere più persone a questa esperienza, che non è la morbosa curiosità di sapere, ma un flusso che attraversa la mente, i ricordi, andando a stimolare quelli personali, le proprie storie di vita”.[…] È stato chiaro fin da subito che quello che ci e mi interessava era ideare una performance, un’esperienza, un formato che, nella semplicità e nella concretezza, trasmettesse questi racconti alle persone. Abbiamo raccolto e vagliato centinaia di foto. Una sorta di selezione che rinnoviamo di giorno in giorno: togliamo, rimettiamo – la selezione di foto da scegliere non è fissa, cambia ogni volta. Pur essendoci una struttura interna, l’esperienza è sempre diversa, perché Marigia, in base alla scelta intuitiva e istintiva delle persone, compone un racconto in tempo reale. […] Marigia è un’interprete straordinaria, e ha la capacità straordinaria di connettersi e connetterti emotivamente alla foto. Quello che secondo me arriva alle persone non è un racconto mentale, razionale, ma una totale immersione dentro la foto”.

Legami eterni

Marigia Maggipinto appartiene a una delle ultime generazioni di danzatrici del Tanztheater di Pina Basuch. Ha danzato in 14 differenti coreografie, nel periodo in cui la regista-coreografa faceva la rivoluzione, e il suo teatrodanza segnava uno spartiacque nella storia delle arti contemporanee. La coreografa tedesca compare in molte delle fotografie riposte sul tavolo, ma “Miss Lala al Circo Fernando” ideato da Chiara Frigo, non è un lavoro su Pina Bausch.
Miss Lala parla di Marigia Maggipinto. È grazie ai suoi racconti di vita che Pina arriva fino a noi, che traspare la sua figura controversa dolce amara, tenera e granitica, e quel filo di luce che univa le due donne ieri e anche oggi, oltre il tempo e la vita. Miss Lala racconta l’esperienza di Marigia nella compagnia, il suo rapporto con gli altri danzattori a cui si rivolge chiamandoli per nome quasi fossero delle presenze reali nella stanza in cui ci troviamo. Poi ci sono gli spettacoli a cui ha preso parte, da cui emergono esilaranti e preziosi racconti del dietro le quinte. E ancora le tournée infinite in giro per il mondo, i momenti di svago che davano colore alla grigia Wuppertal; i “task”, i famosi temi che Pina assegnava ai suoi ballerini, tutt’altro che semplici esecutori, ma veri e propri creatori-poeti. Miss Lala racconta gli incontri e gli addi, le decisioni, i segreti e le rivelazioni che hanno consolidato, e segnato la sorellanza con Pina, e la stessa vita di Marigia Maggipinto.

“Sicuramente i legami sono profondi più di quanto immaginiamo – interviene Marigia – Io ho avuto quest’altro dono, perché la vita ci ha portato io a vivere da lei, e lei a vivere dalla mia famiglia; non è una cosa che succedeva sempre a tutti. Pina è parte della mia vita perché è stata parte della mia famiglia. Ho perso prima mia madre e poi mio padre, e mio nonno ancora prima, insomma tutti piano piano se ne sono andati. Poi quando è morta Pina mi è sembrato che fosse morta tutta la famiglia di nuovo; i legami sono profondi, in tanti sensi. […]

Marigia Maggipinto e Pina Bausch (foto marigiamaggipinto.com)

Tutto quello che non c’è, c’è, ed è la mia vita. ‘I morti restituiscono ai vivi’ – dice Marigia citando Riccardo de Torrebruna, e facendo un cenno di complicità a Chiara –
E questa è la densità, gli stati d’animo, le vibrazioni che fanno quello che io sono ogni giorno. È tutto dentro di me. La cosa bella è che Chiara è riuscita a spingere i bottoni giusti del forziere dei tesori, che si è aperto così”, allarga le braccia come una finestra che si spalanca sul mondo.
“I tesori sono tanti. Magari uno razionalmente non riesce neanche a pensare quanti ce ne sono. Sono legami eterni […] Per me è una gioia fare questa esperienza. Ogni volta è come vivere nuovamente le cose, anche se fanno parte dei ricordi, delle memorie, sono e scorrono sempre nel mio sangue, e in quel momento sembra che prendano vita. Questo è quello che sento. E vedo tutto, vedo loro, vedo le situazioni, sento quasi il profumo dell’aria di quei giorni o di quello che è dentro la foto o dentro uno scritto. E penso, che in quei momenti, anche tutti quelli che sono presenti vengono con me in qualche modo. Per me è un grande regalo, un grande beneficio, un regalo immenso perché è come se tutte queste cose invisibili ritornassero visibili, una magia!”

Quando le parole non bastano più arriva la danza

“Penso proprio – dice Marigia – che la definizione di teatrodanza sia racchiusa nelle parole dei miei maestri pionieri: a volte si può comunicare con le parole, poi a un certo punto non basta più quello e inizia la danza; poi a un certo punto non basta più la danza e iniziano di nuovo i racconti; è tutto così, un flusso continuo”.

C’è un ultimo regalo che Marigia fa ai presenti prima di salutarli. Marigia danza. Danza sulle bellissime note di Fibonacci di Laura Masotto, “una danza guidata dalla verità delle emozioni”. Danza sorridendo e piangendo per noi e con noi. Il rosso e il viola delle sue vesti si fondono e si confondono, e lasciano scoprire la danza dei piedi e delle gambe.

Chiara Frigo e Marigia Maggipinto (foto abcdance)

Le braccia si liberano nell’aria, eleganti e leggere, mentre il petto si apre liberando il ritmo del cuore. Lo sguardo sorride come se tutti quei volti e quei corpi ritratti nelle foto danzassero ancora una volta insieme, per un nuovo atto poetico, fisico, visivo, sonoro. Una danza evocativa, libera, ricca di passione e istinto, eleganza e sensualità, gioia e commozione, una cerimonia di gesti e di bellezza.

“È come scrive Riccardo de Torrebruna, che ha curato la drammaturgia – chiosa Chiara – La danza finale è come se desse vita alle foto, a tutto quel mondo che si trova nel passato: i morti che tornano vivi. In fin dei conti la vita è fatti di incontri, come dice Marigia, è un ritmo. Quando d’istinto le ho proposto questo progetto, non immaginavo che si toccassero tanti colori; per noi, per me, è una continua scoperta, e sentiamo che è solo l’inizio di un viaggio che faremo insieme”.

 

Rita Borga

Grazie a Riccardo de Torrebruna per aver condiviso con noi il suo scritto.

 

Operaestate festival Veneto| BMotion Danza 2021
19-22 agosto, Foyer Teatro al Castello Tito Gobbi
Prima nazionale

Miss Lala al Circo Fernando
di Chiara Frigo
con Marigia Maggipinto
drammaturgia Riccardo de Torrebruna
produzioni Zebra
coproduzione CSC di Bassano del Grappa

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