Dopo il primo minuto pensi: ecco, ci risiamo con un altro spettacolo dove si deve sopportare l’ossessione di un solo gesto! Ma il gruppo di Christos Papadopoulos mi ha offerto qualcosa di più e di diverso. Vero che l’avvio è stato un po’ lento, ma via via la progressione di gesti, di passi, di ritmi è stata coinvolgente e ipnotica, cadenzata dal variare dei suoni, simili al battere di un metronomo anarchico e difettoso, a cui si è adeguato anche il parco luci. Movimenti molto semplici (ma immagino faticosissimi da ripetere), progressivamente più ampi, aperti e dinamici, fino al correre vorticoso finale.
Semplice (apparentemente) anche tutta l’impostazione: ricostruire una vita nello scorrere del tempo attraverso un gruppo di danzatori, precisi ma non uguali: insieme, perfettamente all’unisono, ma con individualità propria.
Uno spettacolo pulito, senza orpelli, fatto di nulla, ma un nulla molto pensato, calcolato, organizzato e curato minuziosamente.
#lastanzadicarla
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