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EDN Atelier | From audience to dancers. Interview with...

LA STANZA DI CARLA | “Pillole” in ordine sparso

31 agosto 2018 Commenti disabilitati su EDN Portrait | Jala Adolphus ENG/ITA Views: 2889 EDN European Dancehouse Network, Interviews, News, Watch

EDN Portrait | Jala Adolphus ENG/ITA

IL TESTO IN ITALIANO E LA TRASCRIZIONE ITALIANA DELL’INTERVISTA SEGUONO SOTTO

ENGL. |26 August, 2018 | Operaestate Festival, B.Motion Danza | Video-interview with Jala Adolphus, one of the panelist of the EDN (European Dancehouse Network) Atelier on “Enhancing citizens’ engagement in contemporary dance”. Jala Adolphus is an independent producer based in Jakarta (Indonesia) and also editor in Chief of Tanzconnexions, the online magazine for contemporary dance in Southeast Asia and the Pacific, an initiative of the Goethe Institut. Jala works with a number of Indonesia’s leading directors and choreographers on major international projects including Eko Supriyanto, Garin Nugroho, Rianto,  and Nan Jombang. Jala is also a member of the Asia Network for Dance (AND+), a network promoted by the WKCDA (West Kowloon Cultural District) aiming at supporting and inhancing the development of the contemporary dance in Asia. Drawing on her extensive training and rich background as a performer and dance teacher she has worked for key Asian arts institutions in Europe, Japan and New York.

ITA| Jala Adolphus è una producer indipendente, attiva a Jakarta (Indonesia). È editor di Tanzconnexions, magazine online del Goethe Institut dedicato alla danza contemporanea nel Sudest Asiatico. Collabora con coreografi e registi indonesiani del calibro di Eko Supriyanto, Garin Nugroho, Ri-anto, Nan Jombang. È parte dell’Asia Network for Dance (AND+), network creato dal WKCDA (West Kowloon Cultural District) con l’obiettivo di supportare lo sviluppo e la crescita della danza contemporanea in Asia. In virtù del suo ricco ed esteso background come performer ed insegnante di danza, ha lavorato per numerose e prestigiose istituzioni artistiche asiatiche in Giappone, Europa e Stati Uniti.

 

 

TRASCRIZIONE IN ITALIANO DELL’INTERVISTA

Puoi fare una veloce presentazione di te e del tuo lavoro, per favore?

Mi chiamo Jala Adolphus, sono una produttrice indipendente. Sono australiana, ma ho lavorato in Indonesia per alcuni anni e ho prodotto un discreto numero di artisti e performers indonesiani contemporanei.

Di che cosa ti occupi precisamente? In che modo cerchi di creare un ponte tra arte e pubblico?

Credo che questa sia una risposta piuttosto sfaccettata. Inizialmente la mia motivazione era quella di creare un ponte tra i lavori del Sud-Est asiatico e la piattaforma internazionale, perché non ci sono strutture per questo, non ci sono finanziamenti dal governo, non ci sono pratiche di produzione per far si che le persone abbiano questo tipo di mobilità. Per quanto riguarda quello di cui mi occupo nello specifico, ci sono due progetti che sto seguendo: si svolgono in comunità piccole e remote. Questi progetti stanno riuscendo a creare un ponte tra il governo locale e le storie delle persone del posto, storie spesso traumatiche. Tra i danzatori non professionisti si creano ponti con il pubblico, attraverso sentieri che li conducono a condividere le proprie modalità di lavoro, il proprio vocabolario, la propria storia anche in contesti artistici: centri d’arte e festival.

E per quanto riguarda la sostenibilità dei tuoi progetti? Qual è la tua eredità?

È una risposta in progress, che in realtà si rivela solo strada facendo. In pratica, quello che sto cercando di incrementare è l’impegno nella formazione dei danzatori, per finanziarla a livello universitario, per garantirla anche negli anni a venire. Questo progetto si svolge nella zona Nord-orientale dell’Indonesia, dove alle spalle c’è un passato di conflitto e dove i giovani (tra i 12 e i 35 anni) erano stati completamente alienati dai loro stessi linguaggi, dalle loro pratiche culturali originarie. Attraverso questi progetti abbiamo messo in moto un processo, grazie al quale parte di questo patrimonio culturale è stato restituito ai giovani della comunità. Anche perché gli spettacoli  sono stati messi in scena nelle comunità locali. Oggi questo processo continua ed è ancora in corso: centinaia di bambini stanno re-imparando i propri “vocabolari” perduti. E prevedo che questo diventerà un vero e proprio “ecosistema”, in grado di seguire dall’interno la propria rotta verso la sostenibilità. Perché non credo che la sostenibilità  sia qualcosa di prescrivibile dall’esterno.

Grazie!

Prego, grazie a te.

 

Intervista di Anna Trevisan

Trascrizione e traduzione in lingua italiana dell’intervista a cura di Anna Trevisan e Elena Baggio

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