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3 passi: un giardino tutto particolare | Recensione

Collettivo M_I_N_E | Corpi elettrici in versione live |...

30 agosto 2020 Commenti disabilitati su “Dialogo Terzo: In a landscape” | Review ENG/ITA Views: 1820 In depth, News, Photo Gallery, Read, Reviews

“Dialogo Terzo: In a landscape” | Review ENG/ITA

IL TESTO ORIGINALE ITALIANO SEGUE SOTTO.

ENGLISH| Celestial bodies and bodies in harmony

“The whole world is a living thing that dances according to a musical law.”

Plotinus

 

Like warriors, armed with bright-blue hula hoops, the Collettivo Cinetico dancers enter from the gym’s stairwell, carrying their hoops like bows. They parade before us with haughty grace, as arcane emissaries who have come to deliver a message of light to us terrestrial beings.

In a silence assaulted by a fracas of noises, the performers arrange themselves with precision in space, constructing a sidereal landscape, occupied by five objects for five dancers. Vaguely attired for the mid-twentieth-century, their skirts range from blue to brown, their blouses ripple softly with shades of white to pastel pink.

With their hoops they begin the rotations. They sway lightly, swinging torso, hips, pelvis, in a movement that imperceptibly involves the whole body. After gazing at the swirling for some time, we start to sense our submerging, a blurriness clouding the eyes, whilst the winged notes of John Cage dissipate in the air. Enchanted by the blue and kinetic fluctuation of those circles, we watch. Transfixed by those liquid and semi-divine bodies.

We observe them carrying out each action, one manoeuvre at a time. We watch them guide the celestial orbit of their celeste-blue rings. We look at them breathe in unison, in a mysterious suspension of an instant dilated towards infinity. We see them dance their serene cosmic spiralling unperturbed and imperturbable, in an alignment of planets and celestial bodies in space. We witness them move from one point to another on the surface, walking in zero gravity. We listen to them conversing with entire constellations and galaxies, with unknown realms.

Little-by-little we cautiously enter into an esoteric, ethereal space-time without end. There we remain enthralled by the visual rhythm of a dance regulated by numeric ratios. A dance that is geometry, mathematics, music, order. A Pythagorean progression, where each rotation propagates a sound-wave and each relationship is a measurement. A cosmic and universal dance, quilted with suns becoming stars, without day or night. This is Harmonia’s dance, daughter of Ares and Aphrodite, where opposites sire propinquity and where every movement means life and breath.

Quietude is regained, inhabited only by normal sounds from the surrounding environment; the muttering motor vehicles and the chirring cicadas are mixed with a reverberation of mini-gongs emanating from the nearby park, blend with the silences and unpredictability of Cage in unexpected ways. A variation in vibration, a change of course traced by a reoriented undulation of the pelvis portends the coming together of hands between two performers.

Refined, elegant, graceful, the other performers continue to circle their hoops, in fractions of sidereal time and space. In a new deliberation, they all raise them up towards the sky in a harmonious migration of trajectory. Some abandon themselves in a gravity-free fall towards Earth, where they remain still. No external interference, neither our unrelenting gaze nor the sudden intrusion of an ambulance siren, seems capable of disturbing that perpetual and distant motion which continues to animate the others. Francesca Pennini particularly stands out for her radiance and calm clarity of movement.

Music is reintroduced, metaphysical and enigmatic, whilst the bodies of the dancers become pure vertical lines, which then unwind like ropes, uncoiling from head to toe in a blue whiplash. The music climaxes to a thunderclap and cloudburst, overwhelming their actions. A dancer raises the hula hoop so as to revolve around his neck, tracing a new orbit, in unwavering acceleration. Suddenly saved by the bell: the dancers freeze. Time stops between the white of the ground and the blue of the circles.

A very human and earthly interlude opens up before our eyes. Two dancers offer themselves to one another, holding the hoops like shields, letting them gyrate, yet seemingly motionless, a flawless optical illusion. The circles become pure surface, without volume, a quite striking culmination. They are skimmed by fingers as if around a glass rim in profile, while the dancers’ arms form levers for an unbelievable twirling, a distant reproduction of sempiternal cosmic laws. The eyes of the audience have been assuaged now, opened to a clear and refined vision, delicate and musical, regulated by harmonic relationships issuing from the dissonance between opposing forces.

In those bodies, so close-knit and well-honed with one another, the wonderful synchrony of an infinite orbital flight comes into being, which seems to transubstantiate matter miraculously into ether. In those bodies, the dancers of Collettivo Cinetico offer themselves to the mystical minimalism of Alessandro Sciarroni, making it all converge, in unison, in pure poetry.

Anna Trevisan

English translation by Jim Sunderland

Foto di Riccardo Panozzo

ITALIANO| Corpi celesti e corpi armonici

“L’intero mondo è un vivente che danza secondo una legge musicale”.
Plotino (attribuito a)

Come guerrieri, armati di azzurri hula hoop, i danzatori di Collettivo Cinetico fanno ingresso dal vano scale della palestra. Imbracciano gli hula hoop come archi. Sfilano accanto a noi con grazia altera, come arcani emissari, venuti a portare un messaggio di luce al pubblico terrestre.
Nel silenzio smagliato da suoni e rumori, i performers si dispongono con precisione nello spazio, costruendo un paesaggio siderale, abitato da cinque oggetti per cinque danzatori. Sono vestiti con gonne vagamente anni’20, in uno spettro di colore dal blu al marrone. Indossano camicie blusanti, che vibrano tenui di colori dal bianco al rosa pastello.
Con i loro hula hoop danno inizio alla rotazione. Ancheggiano lievi, oscillando il busto, le anche, il bacino, in un movimento che coinvolge impercettibilmente tutto il corpo. A fissare a lungo il movimento di rotazione, si annega in un effetto sfuocato, che appanna gli occhi, mentre le note alate di John Cage si sparpagliano ordinate nell’aria. Osserviamo incantati la fluttuazione azzurra e mossa di quei cerchi, di quei corpi liquidi e semidivini.
Li guardiamo fare una cosa soltanto, una cosa alla volta. Li guardiamo guidare l’orbita celestiale dei loro celesti anelli. Li guardiamo respirare all’unisono, in una sospensione misteriosa di un istante dilatato all’infinito. Li guardiamo danzare imperturbati e imperturbabili la loro serena rotazione cosmica, in un allineamento di pianeti e corpi celesti nello spazio. Li guardiamo muoversi da un punto all’altro della superficie, con una camminata senza gravità. Li ascoltiamo dialogare con costellazioni e galassie intere, con mondi e pianeti sconosciuti.
Facciamo cautamente e gradualmente ingresso in uno spazio-tempo ultraterreno, rarefatto e immenso. E restiamo irretititi dal ritmo visivo di una danza regolata da rapporti numerici e proporzioni. Una danza che è geometria, matematica, musica, ordine. Una danza pitagorica, dove ogni rotazione produce un suono e ogni relazione è misura. Una danza cosmica e universale, trapunta di soli e di stelle, senza notti e senza giorni. Una danza armonica, figlia di Ares e Afrodite, dove gli opposti stringono alleanze e relazioni e dove ogni movimento è vita e respiro.
Si riaccende il silenzio, abitato dai rumori reali dell’ambiente circostante. Rombo di motori e frinire di cicale si mescolano all’eco dei gong-giocattolo del parco vicino, miscelando in modo impensato l’alea e il silenzio di Cage. Un cambiamento di vibrazione, una mutazione di rotta tracciata da un diverso dondolio del bacino annunciano l’incontro tra le mani di due danzatori.
Raffinati, eleganti, aggraziati, gli altri performers continuano a ruotare i propri cerchi, in frazioni di tempo e spazio siderali. In un nuovo colloquio, sollevano tutti al cielo i cerchi, compiendo una migrazione armonica di rotta. Alcuni si lasciano andare ad una caduta a terra senza gravità, per spegnersi immobili. Nessuna delle interferenze esterne, né il nostro sguardo né il suono improvviso di un’ambulanza, sembrano poter disturbare quel moto perpetuo e lontano che continua ad animare gli altri. Francesca Pennini spicca sorprendentemente per una dolcezza di movimento radiosa e limpida.
Arriva di nuovo la musica, metafisica e rarefatta, mentre i corpi dei danzatori diventano pure linee verticali, che si srotolano come corde, slacciandosi dalla testa ai piedi in un’invisibile frusta azzurra. La musica diventa fragore e tempesta, che disarticola i movimenti. Un danzatore fa salire al collo l’hula hoop, tracciando una nuova orbita, in accelerazione continua. Uno scampanio scende sulla battuta d’arresto dei danzatori, che si fermano nel bianco del pavimento e l’azzurro dei cerchi.
Una pausa umana e terrestre si apre allo sguardo. Due danzatori si offrono uno all’altro, impugnando i cerchi come scudi, lasciandoli ruotare immobili e creando un’illusione ottica perfetta. I cerchi diventano pura superficie, senza volume, producendo un effetto magnifico. Vengono sfiorati dalle dita come profili di vetro di bicchieri, mentre le braccia dei danzatori diventano leve di una stupefacente rotazione, riproduzione lontana di immortali leggi cosmiche. Gli occhi del pubblico si detergono in una visione nitida e raffinata, delicata e musicale, regolata da rapporti armonici frutto della dissonanza tra forze opposte.
In quei corpi così affiatati e allenati gli uni agli altri si materializza la stupenda sincronia di un volo orbitale e infinito, che sembra miracolosamente trasformare la materia in etere. In quei corpi, i danzatori di Collettivo Cinetico si offrono al mistico minimalismo di Alessandro Sciarroni, facendolo convergere, tutti insieme e all’unisono, in pura poesia.

Anna Trevisan

Foto di Riccardo Panozzo

 

  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
  • Collettivo Cinetico in "Dialogo terzo: in a landscape" di Alessandro Sciarroni. Foto di Riccardo Panozzo
Operaestate | BMotion Danza 2020
20 agosto, ore 18,00, Palestra Vittorelli, Bassano del Grappa
Dialogo Terzo: In a landscape
Coreografia e regia: Alessandro Sciarroni
Coreografia e performance: Simone Arganini, Margherita Elliot, Carmine Parise, Angelo Pedroni,
Francesca Pennini, Stefano Sardi.
Coproduzione: CollettivO CineticO, Aperto Festival – Fondazione i Teatri di Reggio Emilia,
Teatro Comunale di Ferrara, Operaestate Festival Veneto/CSC, Marche Teatro, Centrale Fies – art work space.
Costumi: Ettore Lombardi.
Musica: John Cage.
Con il sostegno di: Mibact, Regione Emilia Romagna.
Con il sostegno di Fondazione Unipolis.
Durata: 35’

 

 

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