MENU

Audio intervista | Floating House: l’intimità dei sogni di...

Free Fall Fridman

Dance & Sounds | Qual è il compito oggi...

Zuk_Fishof_The Burnt Room13

7 settembre 2017 Commenti disabilitati su Audio Interview | Noa Zuk & Ohad Fishof “The Burnt Room” – eng | ita Views: 1643 Audio

Audio Interview | Noa Zuk & Ohad Fishof “The Burnt Room” – eng | ita

Il testo in italiano dell’intervista audio è disponibile di seguito alla galleria fotografica.

We met Noa Zuk and Ohad Fishof in Bassano during the BMotion dance 2017 edition. They performed «The Burnt Room», a piece in which two dancers are accompanied by its two creators, who are, among other things, responsible for the live soundtrack. Here you can listen our interview to theme in which they explain their particular relationship with music and with the audience.

 

Rehearsing «The Burnt Room» – ph Lara Crippa
Alcuni scatti durante le prove di «The Burnt Room» – ph Lara Crippa

  • Zuk_Fishof_The Burnt Room25
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room23
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room22
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room21
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room20
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room15
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room16
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room17
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room18
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room19
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room14
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room13
    Zuk_Fishof_The Burnt Room13
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room12
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room11
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room10
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room5
    Zuk_Fishof_The Burnt Room5
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room6
    Zuk_Fishof_The Burnt Room6
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room7
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room8
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room9
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room4
    Zuk_Fishof_The Burnt Room4
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room3
    Zuk_Fishof_The Burnt Room3
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room2
    Zuk_Fishof_The Burnt Room2
  • Zuk_Fishof_The Burnt Room1
    Zuk_Fishof_The Burnt Room1

Versione italiana 

Abbiamo incontrato Noa Zuk e Ohad Fishof a Bassano nel corso di quest’ultima edizione di BMotion danza. In quei giorni hanno presentato la loro ultima creazione, «The Burnt Room»,  un lavoro in cui i due danzatori sono accompagnati in scena dai due creatori che fungono da artefici e direttori della musica e degli effetti sonori che li guidano. Qui di seguito è possibile leggere la traduzione in italiano all’intervista audio nella quale ci spiaggia il loro particolare rapporto con la musica e con il pubblico.

Siamo qui con Noa Zuk e Ohad Fishof. Dunque, voi siete a Bassano con la creazione “The Burnt Room”, stanza bruciata, e vorremmo avere alcuni dettagli su com’e’ nata questa creazione e perche’ avete pensato di realizzare un lavoro con un rapporto così particolare con la musica?
Il pezzo e’ stato creato per una stanza, e’ stato commissionato da CCA di Tel Aviv e da NBK di Berlino ed e’ stato creato appositamente per una stanza a Tel Aviv, nella sede di CCA. Quindi sapevamo che avremmo fatto un pezzo per una stanza.

Non per un palcoscenico.
E sapevamo che sarebbe stato un pezzo piuttosto intimo. In questa versione del pezzo, soltanto 40 persone possono guardare ciascuna rappresentazione e il pezzo ha avuto inizio da quest’idea, da questa impostazione. Il pezzo ha due danzatori,  Carmel Ben Asher e Kelvin Vu), e anche noi ci siamo, noi creiamo la colonna sonora live e partecipiamo come parte della performance. E’ forse difficile spiegare la relazione che abbiamo con i danzatori, ma c’e’ questa specie di relazione in corso tra noi e loro e anche tra loro stessi e il pubblico.

Quindi la musica e’ l’elemento piu’ importante in questo pezzo, anziche’ la danza, o sono connessi?
– Sono connessi. Sono connessi fin dall’inizio. Dall’inizio la colonna sonora della musica esce da 6 casse e Ohad ha lavorato sulla musica durante la creazione del pezzo e in alcune sezioni cominciava dai movimenti, in altre dalla musica, ed e’ davvero come se andassero l’una con l’altra. Non posso dire che la musica sia… cioe’ sono una cosa sola, la musica e la danza.. per me.
– Molte delle idee che abbiamo possone essere espresse sia attraverso il suono, sia attraverso il movimento, perche’ suono e movimento naturalmente condividono la nostra esistenza nel tempo, quindi parlano entrambi la lingua del tempo, ed e’ qualcosa di veramente forte che hanno in comune e che noi esploriamo. Quindi idee riguardo al tempo e al tempismo, e al ritmo e al groove, e alla matematica, idee matematiche… tutte queste sono cose che possono essere espresse con entrambi, con il tempo e con il movimento , ed e’ qualcosa che facciamo molto, o e’ qualcosa che formalmente e’, a volte, un punto di inizio per noi. Ma sicuramente oltre a questo c’e’ la storia del pezzo o le storie della danza, le molte storie del pezzo, le cose che non sono solamente le sue formalita’.

Che tipo di suggestioni o sensazioni, emozioni, vi piace trassmettere agli spettatori mentre sono seduti in questa stanza, guardando e partecipando in un modo molto stretto con i danzatori, con la musica..?
Questo e’ stato molto interessante perche’ ci abbiamo lavorato senza il pubblico e solo quando abbiamo cominciato a portarlo in scena abbiamo iniziato a sentirlo e sperimentarlo con il pubblico, e il pubblico e’ una parte considerevole del pezzo perche’ e’ nella stanza dove si svolge e succede tutto. E la prima cosa che riteniamo di dover fare e’ di non giudicare il pubblico, di decidere cosa deve provare… perche’ nel primo show percepisci, senti le persone o pensi di sentirle e durante il pezzo inizi a chiederti cosa stiano pensando, come si stiano sentendo,… ma non puoi veramente saperlo. Dopo i primi spettacoli ci siamo detti: ok, noi suggeriamo questo pezzo e lasciamo che il pubblico provi quello che vuole provare con esso, e va bene tutto. Ed e’ anche sorprendente, perche’ inizi davvero a immaginare quello a cui stanno pensando e in realta’ non e’ effettivamente quello che stanno immaginando loro… in realta’ ingrandisce solo il salto tra quello che percepiscono loro e quello che noi pensiamo che sentanto e pensino..
– Questo esiste in qualsiasi tipo di pezzo, ma e’ solo perche’ qui siamo tutti così allo scoperto, siamo tutti sotto i riflettori, condividiamo lo stesso spazio e tutti vedono tutti. Quindi, in un certo senso, esattamente come il pubblico fa supposizioni sui danzatori, la performance puo’ fare delle supposizioni sul pubblico. Ma credo che ci sia una certa intensita’ che scaturisce dalla situazione, la prossimita’ con il pubblico, permette un certo livello di dettagli, che magari non esiste sul palcoscenico.
– Si, cose che non funzionerebbero sui grandi palcoscenici.
– Lavorare magari con dettagli molto piccoli e’ anche un forte elemento della tridimensionalita’, perche’ siamo circondati dal pubblico e c’e’ una sorta di attenzione, forse anche un certo sentimento di disagio dentro a quel suono e quella danza e tutto quello che sta succedendo… fa veramente parte dell’esperienza. Ma e’ anche importante dire che non riguarda il partecipare, inteso nel senso comune e ormai molto popolare, direi che e’ piuttosto…
– Osservare.
– Si, molta osservazione… e in un modo, una sensazione intensa, quasi un senso di sospensione, come un’azione sospesa.
– Come se allungassimo, estendessimo un po’ il tempo. Allunghiamo alcuni momenti, per sentire questa specie di nulla.

E la musica vi aiuta anche a fare questo? O riguarda piu’ il movimento e le connessioni tra i danzatori e tutto il resto?
– La musica serve il suo scopo, e’ parte di questo, non e’ separata dalla situazione.

E in generale la musica come influenza il vostro movimento o il modo di approcciarsi al corpo, di danzare, di esibirvi?
– Nohad e’ responsabile della colonna sonora per tutti i nostri pezzi, ed e’ fantastico lavorare con lui perchè a volte, durante il processo io faccio il movimento al momento perche’ sento e capisco di cosa c’e’ bisogno, e altre volte prendiamo della musica che esiste gia’ e creiamo qualcosa con questa, ed e’ qualcosa di estremamente dinamico come tutti i processi creativi. Il modo in cui la musica ci influenza.
– Noi viviamo in questo mondo di suoni e movimento, e per noi e’ una specie di mondo di possibilita’, un mondo dove abbiamo del movimento con cui possiamo lavorare, con cui possiamo creare qualcosa, e connetterci con certe qualita’ e sensitivita’ grazie ad esso. E abbiamo anche suoni, e possiamo anche creare, manifestare certe qualita’ e sensitivita’ attraverso questi suoni. Io tendo a pensare in entrambi i termini contemporaneamente, e’ parte di quello che abbiamo, e’ il mondo in cui viviamo, il mondo fantastico in cui viviamo, e usiamo entrambi come materiali. Quindi in un certo modo e’ molto equilibrato credo, anche se concettualmente ci sono, su piu’ livelli, tanti diversi suoni e danze, ovviamente.
– E’ molto modulare per noi… tanto quanto fare movimento, soprattutto perche’ si deve creare la musica…
– Credo che la storia del rapporto tra il movimento umano e il suono, in termini molto generici, e’ la storia della separazione, o la storia della differenziazione, perche’ culturalmente noi crediamo che in passato tendessero ad andare insieme, che fossero fortemente collegati, e di fatto, indistinti. E in alcune lingue nel mondo non ci sono ancora parole distinte per “danza” e “musica”, perche’ sono considerate parte della stessa attivita’ umana. Con l’evoluzione culturale, questi elementi hanno iniziato ad essere separati e sono divenuti modulari e…
– Ci piace lasciarli assieme.
– Beh, ci piace usare la gamma, no? Quindi questo forte senso di dissociazione che proviamo ora con parti di cultura che fluttuano nello spazio, privi di contesto, o che vengono appropriati, presi da una parte e messi da un’altra. E questo e’ dove siamo arrivati ora, da quel posto di indifferenziazione. Questo e’ qualcosa a cui pensiamo ogni tanto, o di cui io sono consapevole, quando lavoriamo con suono e movimento assieme e il loro rapporto. C’e’ una sorta di narrazione culturale, anche umana, una narrativa umana riguardo a questa relazione, che e’ interessante da esplorare, o almeno da prendere in considerazione quando si crea qualcosa per la musica, o per la danza o danza per la musica.

Silvia Aufiero

Traduzione: Elena Baggio
Foto: Lara Crippa

Tags: , , , , , ,

Comments are closed.