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12 settembre 2017 Commenti disabilitati su Audience club: lo spettatore di oggi della danza contemporanea Views: 2302 In depth, News, Posts

Audience club: lo spettatore di oggi della danza contemporanea

Chi sono oggi gli spettatori della danza contemporanea?
Se è vero che buttando un occhio in platea durante uno spettacolo di danza ci si accorge che spesso una buona parte del pubblico è formata da addetti ai lavori, specialmente nel caso di Festival dedicati alla danza contemporanea, dove sono gli stessi artisti ospiti a sedersi in platea e a partecipare ai lavori dei propri colleghi, e i danzatori in formazione ad essere gli spettatori dei lavori dei propri maestri, è altrettanto vero che, tra questi, seduto in platea c’è più di qualche spettatore “sconosciuto”.
A Bassano, da due anni, un gruppo di 15 spettatori sta partecipando al primo esperimento di audience club.
Il progetto prevede un percorso che, fino alla fine del 2017, li porterà ad avvicinarsi alla cultura della danza contemporanea attraverso incontri con artisti e operatori del settore, la visione di prove aperte, laboratori, eventi di danza, e la condivisione di riflessioni, giungendo anche alla formulazione di feedback che possano essere di supporto al processo creativo di coreografi e danzatori.
Contemporaneamente altri 15 spettatori stanno seguendo lo stesso percorso a Londra e altrettanti a Maastricht.
Trovare nuove strategie di sviluppo, avvicinamento, partecipazione del pubblico è uno degli obiettivi del progetto europeo Pivot Dance che coinvolge, oltre alla Casa della Danza di Bassano, anche The Place di Londra e Nederlandse Dansdagen di Maastricht.
Nel B.Meeting organizzato durante l’edizione di B.motion Danza 2017, la parola è passata nella mani di una parte dei 15 spettatori dell’audience club di Bassano che, raccontando con franchezza e spontaneità l’esperienza che stanno vivendo, hanno tracciato un disegno dello spettatore di oggi.
L’intento non è dare una definizione assoluta dello spettatore, del resto uno degli obiettivi dell’audience development è proprio la diversificazione del pubblico, ma è interessante leggere attraverso le parole di questo gruppo di spettatori come il loro sguardo e il loro pensiero si sia aperto e allargato durante il percorso, che cosa apprezzano e che cosa li fa sentire a disagio durante uno spettacolo, e come il sentirsi più vicini all’arte della danza contemporanea li porti non solo ad avere maggior rispetto per il lavoro del coreografo e del danzatore, ma anche a difenderlo dai pregiudizi di spettatori “distratti”.

Qui di seguito potete leggere un estratto del loro intervento, in cui abbiamo cercato di evidenziare delle parole chiave che possano suggerire un’idea di chi sono oggi gli spettatori della danza contemporanea.

Chi sono, cosa fanno e perché hanno scelto di far parte di un audience club.

Gianni Fanton, insegnante: “non avevo mai avuto niente a che fare con la danza prima di entrare a far parte dell’audience club, vi ho preso parte per curiosità, per saperne di più, per imparare ciò di cui non ero a conoscenza.

Stefania Cadore, commerciante: “sono estranea al circuito della danza ma da sempre sono un’entusiasta spettatrice. Da 7 anni ospito nelle vetrine dei miei negozi performance di danza organizzate da OperaEstate Festival.”

Giovanni Cunico, assessore alla promozione del territorio e della cultura del comune di Bassano: “arrivo dalle arti visive, ho studiato arti contemporanee, e la performance era qualcosa di nuovo anche per me, quando ho iniziato a seguire OperaEstate.”

Sabrina Venzo, mamma: “mi sono avvicinata e appassionata a questo mondo accompagnando mia figlia a lezione di danza e ai vari spettacoli, e ho deciso che volevo capirci un po’ di più.”

Carla Pelusio, gestisce un bed&breakfast: “ho iniziato a seguire la danza ospitando gli artisti di OperaEstate nel mio b&b, diciamo che mi sono avvicinata alla danza per buona creanza, sotto invito dei miei ospiti. Poi il mio interesse è aumentato, è diventato diverso, e ho iniziato a vedere le cose con un occhio un po’ più critico. Così mi sono avvicinata a questo mondo che sento di dire non essere comunque il mio mondo.”

Federico Faggion, coordinatore di un centro per persone con disabilità: “sono sempre stato appassionato di tutto ciò che ha a che fare con l’arte. Mi interessa il linguaggio che riesce a superare le barriere.”

Claudio Brunello, artista: “ero in crisi creativa, avevo bisogno di nuovo nutrimento che ho trovato nella performance più che nella danza, nel processo creativo del coreografo più che nel lavoro del danzatore. E poi era un modo per condividere gli interessi di mia moglie!”

Quali aspetti di questo percorso sono particolarmente apprezzati?

Stefania: “parlare mi aiuta a ricordare quello che ho visto. Mi fa piacere parlarne e raccontare cosa sono riuscita a vedere e a catturare come emozioni, e mi rendo conto di essere coinvolgente con i miei racconti, tanto che sono riuscita a portare a teatro persone che non sarebbero mai venute a vedere uno spettacolo di danza.”

Gianni: “quando vedo qualcosa che non mi piace, mi metto nella condizione di chiedermi se sono io a non avere capito o a non aver raggiunto il significato del lavoro, se sono dei miei limiti a impedirmi di arrivare a comprendere la ricerca che il coreografo e i danzatori stanno portando avanti. Ora però posso chiedere spiegazioni.”

Sabrina: “bisogna avere rispetto, devo capire che c’è un lavoro di ricerca che magari a me non è piaciuto, e che probabilmente sono io a non capire. Anche perché ora mi è chiaro che il nostro stato d’animo influisce molto sul come e quanto viene ricevuto uno spettacolo, quindi è molto soggettivo, e dipende anche dal tipo di cultura che ognuno di noi ha, che permette di cogliere alcune cose e di non vederne delle altre.”

Carla: “sto imparando che capire qualcosa di più non è sempre importante, basterebbe farsi bastare quello che ti è arrivato, anche solo a livello di sensazioni.”

Quali cambiamenti hanno riscontrato durante il percorso?

Giovanni: “a volte, dopo aver visto corpi differenti danzare sul palco, percepisco il mio corpo in modo differente.”

Federico: “con questo percorso sono diventato più esigente, prima guardavo, ascoltavo, e raccoglievo in modo passivo, nel corso del tempo, grazie soprattutto agli sharing, ho imparato a chiedere, a interagire di più, ma anche a volere di più.”

Gianni: “L’immaginazione si sviluppa, riconosci più cose e vuoi vedere di più. Allo stesso tempo acquisisci la consapevolezza che dietro ad ogni creazione, anche quella che ti è piaciuta meno, c’è molto lavoro, e quindi impari ad avere molto rispetto per il lavoro delle altre persone.”

Sabrina: “Ho allenato il mio occhio a vedere in molto diverso, e il mio pensiero a esprimere le opinioni in modo diverso. Non mi fermo più a dire solamente “non mi piace”, sto più attenta alla relazione tra i danzatori in scena, e riesco a cogliere più particolari, che mi permettono di comprendere meglio cosa vuole trasmettermi il coreografo.”

Ascolta la testimonianza audio di Carla Pelusio

 

In che modo si sentono degli spettatori attivi e partecipi?

Stefania: “sento di voler difendere quello che vedo. Spesso mi sento a disagio quando sento i commenti negativi e superficiali della gente. Sento di dover difendere il lavoro dell’artista, e il valore culturale dei progetti che OperaEstate porta nella nostra città.”

Carla: “sì, mi sento un piccolo ambasciatore culturale, ho imparato a capire la fatica e l’ansia che hanno gli artisti quando lavorano e creano qualcosa. Difendo il loro lavoro e le loro iniziative che possono essere un arricchimento culturale per tutti, purtroppo però molti in città ignorano il valore di questo tipo di programmazioni.”

Giovanni: “difendere è anche portare qualcuno con te a vedere uno spettacolo, che sia anche estremo o che magari può annoiare, ma che comunque può aprire al dialogo, e allargare la cerchia di spettatori. Con la danza non hai bisogno di traduzioni, puoi portare con te degli amici a vedere uno spettacolo anche di un artista straniero, perché il linguaggio è quello del corpo.”

Che cosa crea loro un senso di disagio?

Claudio: ” l’ omaggio a se stessi, la reiterazione, la prolissità.”

Stefania: ” la distrazione, il disinteresse, i pregiudizi di chi non partecipa agli spettacoli.”

Federico: “gli spettacoli di nicchia. Quando un artista non sta dialogando con il pubblico ma solo con gli addetti al lavoro, ti senti escluso.”

Carla: “a volte dopo uno spettacolo mi sento svuotata, altre riempita, a volte ho imparato qualcosa, altre volte ho semplicemente gioito. La reazione non deve essere per forza positiva. Perché devo per forza divergere la mia mente e cercare di venirti incontro? Quello che ho visto ha scosso qualcosa? Io, spettatore, faccio la mia parte e ti dico se mi sei arrivato, che sensazioni mi hai trasmesso.
Ma tu coregorafo sei contento del tuo lavoro, sei soddisfatto? Il tuo spettacolo dura un’ora, ti sei reso conto che se togli 10 minuti non togli niente al tuo lavoro?

Che cos’è per loro oggi la danza? Che cosa riesce a trasmettergli?

Stefania: “La danza per me è conversazione, dialogo.”

Sabrina: “E’ un luogo dove incontrare l’altro. La danza è leggerezza, mi dà spontaneità e mi fa sentire libera.”

Carla: “Bellezza, equilibrio, piacere. Che cosa mi trasmette? Spesso ansia, a volte insofferenza.”

Federico: “La danza crea un prima e un dopo, mi spiego: spesso abbiamo dei pregiudizi nei confronti del corpo dell’altro, la danza ha la capacità di far superare e cambiare queste sorte di barriere, questi pregiudizi. Mi piace essere provocato, portato oltre la mia comfort zone.”

Giovanni: “Trovo molto potente trovarmi di fronte a persone che portano sul palco attraverso il movimento qualcosa di vivo, qualcosa di reale. Andare a vedere uno spettacolo impone una scelta, quella di dedicare parte del tuo tempo a quel momento, devi prendere una decisione indipendentemente dal fatto che quello che vedrai ti piacerà o meno.”

Gianni: “La danza è comunicazione, un modo di comunicare diverso da quello che usiamo nel quotidiano, perché ti porta a leggere attraverso il movimento e anche attraverso l’immobilità. La danza è molto simile alla poesia, a volte quando leggi una poesia senti un feeling immediato, ma non riesci ad esprimerlo a parole. La danza ha il potere di darti quel tipo di feeling. A volte si ha bisogno di lasciare sedimentare nel cuore quello che hai visto e sentito, e lasciare che ritorni a galla quando meno te lo aspetti, per darti una soluzione inaspettata e sorprendente. Questo per me è un grande arricchimento.”

di Rita Borga

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English version

Who are the spectators of contemporary dance today?
It’s two years since a group of 15 spectators is taking part in the first audience club experiment in the town of Bassano, which will bring them closer to the contemporary dance culture through meetings with artists and dance operators, the viewing of open rehearsal, workshops, dance events, and the sharing of reflections, including feedback to support the creative process of choreographers and dancers.
At the same time, another 15 spectators are following the same course in London and as many also in Maastricht.
Finding new development strategies, new ways to approach and get the public to participate is one of the goals of the European Pivot Dance project, which involves the House of Dance of Bassano, The Place in London and Nederlandse Dansdagen in Maastricht.
In B.Meeting organized during the Bmotion Dance 2017, the word went to some of the 15 spectators of Bassano’s audicence club; by telling their experience they traced a sketch of today’s spectator.
Far from wanting to state an absolute value, one of the goals of audience development is to differentiate spectators , it is interesting to read through their words what they appreciate and what they feel as a discomfort, as they have enlarged and opened their eyes and put their thoughts on what they see, on what they need, and how to feel closer to the art of dance leads them not only to have more respect for the work of the choreographer and the dancer, but also to defend it from prejudices and ” distracted ” spectators.

Below you can read an excerpt of their speech, in which we tried to highlight some keywords that could suggest an idea of who today are the viewers of contemporary dance.

Who they are, what they do, and why they decided to join an audience club.

Gianni Fanton, teacher: ” I never had anything to do with Dance before joining the audicence club, I participated out of curiosity, to know more, to get to know what I did not already know.”
Stefania Cadore, dealer:.”I’m unrelated to the dancing circuit but I’m always an enthusiast spectator. It’s seven years I’m hosting OperaEstate dance performance in my store’s showrooms.”
Giovanni Cunico, coucilman for promoting the territory and culture of the municipality of Bassano: “I come from visual arts, I studied contemporary arts, and performance was something new for me as well, when I started to follow OperaEstate.”
Sabrina Venzo, mother: “I got closer and passionate to this world taking my daughter to the dance lesson and various shows, and I decided I wanted to understand a little more about it.”
Carla Pelusio, b&b host: “I started to follow dance hosting the artists of OperaEstate in my bed&breakfast. I can say that I got closer to dance just to be polite, accepting the invitation of my guests. Then my interest grew, becoming different, and I started to look at the performance from a more critical point of view. So I became closer to this world although I don’t feel it as my world.”
Federico Faggion, coordinator of a center for the disabled: “I have always been passionate about everything that has to do with art. I’m interested in the language that can overcome the barriers.”
Claudio Brunello, artist: “I found myself in a creative crisis, I needed new nourishment which I found in performance rather than in “dance”, in the creative process of the choreographer rather than in the dancer’s work. And then it was a way to share my wife’s interests!”

Which aspects of this path have particularly been appreciated?

Stefania: “Speaking helps me to remember what I have seen. I like to talk about it and tell what I have been able to see and capture as emotions, and I realize that I’m engaged with my stories, to a point that I managed to bring to the theater people who would have never gone to see a dance performance on their own. ”

Gianni: “When I see something I do not like, I ask myself whether I have not understood or have not achieved the meaning of work, if it is my limitation to prevent me from understanding the research that the choreographer and dancers are putting forward, but now I can ask for explanations. ”

Sabrina: “You have to be respectful, I have to understand that there is a research job that maybe I didn’t like , and probably do not understand. Also because now it’s clear to me that our mood has a lot to do on how and how much a show is received, so it’s very subjective, and it also depends on the kind of culture that each of us has, which allows us to grasp at some things and not to see the others. ”

Carla: “I’m learning that understanding something more is not always important, it would suffice to get enough of what came to you, even if it only pertains to feelings.”

What kind of changes did they notice during the journey?

Giovanni: “Sometimes, after seeing different bodies dancing on the stage, I perceive my body differently.”

Federico: “With this path I became more demanding. At I first watched, listened, and collected passively over time, mainly thanks to sharing, I learned to ask, to interact more, but also to want more.”

Gianni: “Imagination grows, you recognize more things and you want to see more. At the same time, you gain the awareness that behind every creation, even the one you like the least, there is a lot of work, you learn to have a lot respect for the work of other people. ”

Sabrina: “I have trained my eye to see in a very different way, and my thoughts to express opinions differently. I no longer stop saying” I do not like it “, I pay more attention to the relationship between dancers on stage, and I can pick up more details, which allow me to better understand what the choreographer wants to offer me. ”

In which way do they feel active and participating viewers?

Stefania: “I feel I want to defend what I see. I often feel uncomfortable when I hear people’s negative and superficial comments. I feel I have to defend the work of the artist and the cultural value of the projects that OperaEstate brings to our city.”

Carla: “Yes, I feel like a little ambassador for culture , I learned to understand the fatigue and anxiety that artists have when they work and create something. I defend their work and their initiatives that can be a cultural enrichment for all, unfortunately many in the city ignore the value of this type of programs. ”

Giovanni: “To defend is also to take someone to see a show, which is even extreme or maybe boring , but which can open up dialogue and enlarge the circle of viewers. You do not need translation, you can take friends to see a show of a foreign artist, because the language is the one of the body. ”

What gives them a sense of uneasiness?

Claudio: “the homage to oneself, the reiteration, the  wordiness.”

Stefania: “the distraction, the disinterest, the prejudices of those who do not participate in the shows.”

Federico: “Niche shows. When an artist is not talking to the audience but only with those initiated, and you feel excluded.”

Carla: “Sometimes after a show I feel emptied, others filled up, sometimes I learned something, other times I just rejoiced. Reaction musn’t always be necessarily positive. Why do I need to diverge my mind and try to meet you? What I saw did shake something up? I, as spectator, do my part and tell you if you touched me with your work, which sensations you sent me. But you choreographer, are you happy with your job, are you satisfied? Your show lasts an hour, did you realize that if you take 10 minutes away from it you don’t take anything away from your job ?

What is dance for them today? What can it give to them?

Stefania: “Dance for me is conversation, dialogue.”

Sabrina: “It’s a place to meet the other. Dance is light, it gives me spontaneity and makes me feel free.”

Carla: “Beauty, balance, pleasure, what does it pass on to me? Often anxiety, sometimes impatience.”

Federico: “Dance creates a first and a later, I explain: we often have prejudices towards the body of the other, dance has the ability to overcome and change these  kind of barriers, these prejudices. I like to be provoked, carried beyond my comfort zones. ”

Giovanni: “I find it very powerful to be in front of people who bring something alive on the stage, something real. Going to see a show requires a choice to be made, to dedicate part of your time at that, you have to make a decision regardless of the fact that you will like it or not.”

Gianni: “Dance is communication, a different way of communicating from the one we use in everyday life, because it allows you to read through the movement and also through immobility. Dance is very similar to poetry, sometimes when you read a poem you feel an instant feeling, but you cannot describe it with words. Dance has the power to give you that kind of feeling. Sometimes you need to let the heart feel what you’ve seen and heard, and let it come back when you don’t expect it, to offer you an unexpected and surprising solution. This is a great enrichment for me.”

by Rita Borga

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